Il magnifico portale in pietra, di epoca tardo-rinascimentale, è un esempio di reimpiego di pietre “erranti” rivenienti da imponenti crolli verificatisi poco meno di un secolo fa nell’area adiacente l’attuale posizionamento del portale stesso.
Il primo allarme di un imminente crollo fu lanciato nel lontano 1921 quando cominciarono a manifestarsi i primi segnali di instabilità (allagamento nelle cantine degli edifici). Nonostante l’allarme però, i cittadini coratini si videro costretti ad accusare l’Amministrazione Comunale di inerzia, ragion per cui il Governo nazionale viene invitato ad intervenire per “pilotare” le demolizioni. Si provvede perciò il 3 gennaio del 1922 allo sgombro degli arredi sacri della Chiesa del Monte di Pietà. Ma il 1° maggio un enorme boato scuote l’intera cittadinanza: crolla in Pazza del Popolo il Palazzo Pedone che si trascina con sé buona parte di Palazzo Pagano. Si susseguono nei giorni immediatamente successivi altri crolli che coinvolgono la Chiesa del Monte di Pietà e Palazzo Ducale (di quest’ultimo alcune elaborate decorazioni sono esposte nel Museo della Città e del Territorio in Corato). Miracolosa risulta perciò, alla luce di quanto appena esposto, la conservazione dell’intero portale, oggi su via Monte di Pietà che, tuttavia, nonostante nessuna fonte indica appartenere ad un precisato edificio, se non genericamente provenire dall’area dei crolli.
Di recente sottoposto ad un’opera di ripulitura della superficie lapidea (precedentemente ammorbata da una patina nerastra che ne rendeva praticamente illeggibili le raffinate decorazioni a rilievo) che ha riportato il manufatto al suo antico splendore, il portale risulta costituito da elementi modulari, di forma quadrangolare, contenenti una decorazione floreale al centro, ripetuti sia a costituire i piedritti (6 volte) che l’archivolto montato su questi ultimi (10 volte, anche se non perfettamente corrispondenti al minor numero di conci costituenti l’archivolto). perfettamente corrispondenti al minor numero di conci costituenti l’archivolto). Piedritti ed archivolto risultano incapsulati all’interno di una cornice “ad ovoli” che si insinua anche tra piedritti ed archivolto a mo’ di capitello. La cornice ad ovoli poi, risultando tangente al profilo curvo dell’archivolto, forma due “pennacchi” triangolari con rilievi, finalmente leggibili, raffiguranti due delfini affrontati ai lati di una tralcio pseudo-vegetale piuttosto complesso, riferentesi molto probabilmente ad un perduto stemma nobiliare della famiglia abitante nell’edificio di cui il portale costituiva l’ingresso monumentale. A completare la composizione, si sovrappone alla cornice ornamentale una sorta di trabeazione con fregio istoriato al centro del quale sono ben leggibili due “grifoni” araldici (con evidente valenza simbolica di custodia e vigilanza) affrontati ai lati di un rigoglioso frutto (sorta di pannocchia).